associazione italiana familiari e vittime della strada - onlus

Lettera aperta - 2 ottobre 2003

 

Amici carissimi,

siamo quasi arrivati alla parte finale del mio libro, o diario, come ci piace chiamarlo su queste pagine e ho sentito il bisogno di scrivervi.

Molti di voi mi hanno scritto e con alcuni ho iniziato anche una corrispondenza frequente, ma penso che qualcuno di voi, pur avendone desiderio, non abbia trovato il tempo giusto per scrivermi. Ecco il motivo della mia lettera: sento il bisogno di parlare a tutti e di ringraziarvi, perché mi avete aiutato moltissimo ad andare avanti nel mio lavoro e nella mia vita. Sapere che eravate lì e che mi avete letto, che provate gli stessi sentimenti che ho provato io, mi ha spinto a guardare avanti e a non perdermi d’animo.

Quanto sia stata dura, lo potete comprendere benissimo; molte volte ho avuto l’impulso di smettere di pubblicare le mie pagine, perché erano troppo dolorose, e per me vederle scritte su questo schermo era un’ulteriore sofferenza, come anche rileggerle e correggerle, preparandole alla pubblicazione.

Tante volte ho avuto dei dubbi sull’opportunità di proseguire e ho tergiversato con la preparazione, poi all’ultimo momento mi arrivava una lettera di incoraggiamento o di ringraziamento per quello che avevo scritto, e allora mi dicevo che avevo fatto bene.

Così, fra alti e bassi, sono andata avanti tutti questi mesi e devo solo ringraziare tutti voi, se ce l’ho fatta. Con la prossima pubblicazione arriveremo a quel traguardo simbolico del 5 novembre 2002: cioè ad un anno esatto da quando ho iniziato a scrivere. Saranno così trascorsi quei 365 giorni che mi sembravano insormontabili e certi giorni lo sono stati davvero. Certe ricorrenze familiari sono veramente ostacoli altissimi e ci vogliono tutte le nostre forze, sommate a quelle delle persone che ci amano, per andare avanti e pensare al futuro.

Nel frattempo è già passato un altro anno e so che non smetteremo mai di soffrire per questo pezzo di noi stessi che ci è stato strappato. Ora, però, posso dire che mi sono ritrovata e, pur con la sofferenza, so che posso ancora vivere. Anzi: so che devo ancora vivere!

Credo che sia una specie di obbligo morale che abbiamo verso i nostri figli, fratelli, genitori, fidanzati, amici. Oltre che verso noi stessi e le persone che ci amano. Dobbiamo accettare il fatto che siamo ancora vivi e dobbiamo permetterci di farlo davvero.

Nell’ultima parte pubblicata, c’è una pagina – quella del 1 ottobre – in cui parlo di un episodio molto importante. Il momento in cui ho capito cosa significava veramente vivere e quali erano le cose che mi potevano convincere a farlo davvero. Sentivo di avere bisogno di motivi per accettare di vivere e quando ho compreso che i motivi sono i più semplici del mondo ed erano gli stessi che mi avevano sempre spinto a farlo, ho capito che dovevo solo accettare tutto questo e lasciarmi andare, lasciando libero il mio cuore di amare.

Il giorno dopo che le pagine erano in rete, ho ricevuto questa e-mail, che credo  indicativa dei sentimenti che possono nascere dopo la morte di un familiare, o di una persona molto intima ed amata, e degli sconvolgimenti che il dolore porta all'interno della famiglia.

 

4 settembre 2003

Ciao Morena, ho letto le tue ultime pagine del "Diario", credo che siano quelle datate 6 settembre/17 ottobre, io le cerco sempre su "Parliamo di noi", spero che sia il posto giusto, e spero anche che tu continui in questa tua grande e coraggiosa impresa. Io sicuramente la leggerò fino a che tu continuerai a scriverla, anche se spero veramente che tu riesca a pubblicarlo sotto forma di libro, nel vero senso della parola. Molte tue parole mi hanno fatto capire una cosa: forse mia zia rifiuta così tenacemente la vita, proprio perché, come dici tu, si sente in colpa, nel fare le cose di sempre, tipo andare dal parrucchiere, andare in palestra, fare la spesa, comprarsi dei vestiti, cucinare, occuparsi di suo marito, della casa....insomma tutte le cose che prima ha sempre fatto normalmente, per lei ora sono delle cose che non hanno più un senso, amare e donare comunque quello che lei ha ancora da dare, volere bene a mio zio, a noi ai miei figli...lei non lo vuole più fare perché si sente in colpa...come può continuare a fare le cose di prima, quando non c'è più la "sua Vita" non c'è più Fulvia, perché continuare a vivere, ad amare, ad aiutare gli altri? Lei si sente oltraggiata, defraudata, arrabbiata con il mondo intero per quello che le è successo. Sai, in questi quattro anni e mezzo alcune amiche di Fuvj, si sono sposate hanno avuto figli, e lei è sempre stata resa partecipe in qualche modo di questi eventi....ma lei niente, freddo totale, dice che non è per gelosia, ma perché "loro" possono avere tutto questo, quando la sua "vita" non può più averla? Vorrei tanto che leggesse le tue cose che hai scritto, per farle capire che c'è ancora qualcosa, la fuori, c'è ancora tanta vita, tante persone che la amano, che le vogliono bene, che in qualche modo "deve" vivere, ma non come adesso, con pastiglie, pastiglie, pastiglie e nient'altro che medicine per aiutarla a vivere... o meglio a vegetare. Pensavo, i primi tempi, che con il tempo, ed il nostro amore, piano piano, avrebbe ricominciato a vivere, certo non come prima, perché, come dici anche tu, quello che ti porti dentro, non passerà mai, il cuore si è infranto, si è piegato, e una parte, una grande parte della tua vita non c'è più, e non tornerà più, e l'angoscia, il dolore, la tristezza, i ricordi e tutto il resto, rimarranno sempre uguali... ma un minimo di speranza, come leggo nelle tue parole ed in quelle di tanti altri, dovrebbe venire fuori da quell'anima martoriata... perché non succede anche a lei? Perché non trova la forza di reagire? Perché non lascia entrare tutto l'amore che io ho per lei, tutto quello, che avevo per Fuvj, lo riverso su di lei, perché non vuole farsi aiutare dai miei figli, da suo marito, da un'analista, da uno psicologo, da chiunque potesse aiutarla, perché rifiuta tutto questo? Lei non vuole più vivere, e basta, la sua ragione di vita non c'è più e niente e nulla le farà cambiare idea... a volte mi sembra di lottare contro i mulini a vento, vado da Fuvj, e sono 4 anni e mezzo che le chiedo "cosa devo fare?"... ma lei non può rispondermi, non ho risposte per questo, e mai le troverò... forse dovrei anche scusarmi con te, mi sa che ti sto assillando un po’ troppo, ti chiedo scusa, non ti devi sentire in obbligo di rispondermi, ma io ti scrivo perché è la prima volta che ho qualcuno con cui posso sfogarmi del tutto, raccontare tutto quello che sento e che provo.. chissà se mai un giorno potremmo conoscerci di persona, se potremmo parlare faccia a faccia, a volte provo ad immaginare come tu possa essere, e come era Federica, sono cose banali, lo so, però mi piacerebbe avere una foto di tua figlia, la sento così vicina, la immagino amica di Fuvj, magari loro, lassù si conoscono, si parlano... un abbraccio Nadia

 

6 settembre 2003

Nadia carissima, la tua stupenda lettera mi ha commosso ed emozionato, fino alle lacrime.

Mi hai detto delle cose molto belle ed intense. Evidentemente hai saputo leggere quello che io ho scritto e ci hai trovato quello che ho provato.

Non è stato facile neanche per me, ma mi sono anche 'imposta' di reagire e di provare ad avere una vita degna di questo nome.

Non credo di fare un torto a Federica, se amo delle persone che non sono lei. Lei sarà sempre nel mio cuore in un posto enorme che nessuno potrà mai riempire, ma il resto del mio cuore ha bisogno di vita, di amare, per sentire che è ancora vivo. Io non voglio limitarmi a respirare, o a sopravvivere. Io voglio vivere, pur con i sensi di colpa che escono quando ci si diverte, si ride in compagnia.

Oggi pomeriggio abbiamo il battesimo della nostra nipotina più piccola e io andrò con la voglia di vedere gli altri felici.

Credo che l'amore che ho per i miei nipoti si manifesti anche così: dando loro la possibilità di godere dei loro momenti belli, vedendo la zia in mezzo alla festa.

E' dura, perché certamente avrò sempre Federica nei miei pensieri e mi domanderò perché questa festa lei non potrà mai averla, perché non ha avuto al gioia di quella bambina che desiderava tanto.

Ma so già che a questa domanda non c'è risposta e perciò mi devo adattare a questa situazione.

Non preoccuparti, sfogati quando vuoi. Certe volte non risponderò subito, ma è perché ho poco tempo. Mi fa piacere sentirti e mi dispiace che tu soffra tanto.

Vedi, nessuno può aiutare tua zia, se lei stessa non decide di aiutarsi da sola.

Certamente, sapere che lei sta così, non vi aiuta a stare meglio

Chissà, un giorno ci vedremo, quando pubblicherò il libro... se succederà.

E stai tranquilla. Certamente Fulvia e Federica si conosceranno già. Da quando mi hai scritto la prima volta, sono diventate anime amiche.

Un abbraccio, Nadia

a presto

Morena

PS. mi daresti il permesso per pubblicare la tua lettera su ‘parliamodimoi’? Se vuoi, metterò solo le iniziali, tue e di Fulvia

 

Vi ringrazio tutti, per quello che mi avete dato in questi mesi e per essermi sempre stati tanto vicini e avermi incoraggiato a proseguire nella scrittura del mio libro. 

Spero davvero di riuscire a pubblicarlo, perché sento la necessità di arrivare fino in fondo a questo progetto che, fin dall'inizio, mi è sembrato tanto importante e mi ha dato la forza di continuare a VIVERE. Grazie.

 

Morena Fanti 

 

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