associazione italiana familiari e vittime della strada - onlus

Diario :  3 luglio 2002 -  4 settembre 2002

 

3 luglio 2002

 

E’ passato anche il 2 luglio. Ieri sera abbiamo cenato insieme a Giovanni e alle amiche di Federica. La cena si è svolta in un clima molto rilassato e abbiamo chiacchierato animatamente. Nessuno ha nominato Federica, ma lei era insieme a noi in ogni istante, il motivo principale per cui ci siamo ritrovati tutti insieme: ricordare un giorno che per noi è l’anniversario di un giorno felice. E’ stato stupido? Forse. Però,  in compagnia dei suoi amici più cari abbiamo trascorso e ci siamo lasciati alle spalle, anche questa sera, che altrimenti poteva diventare molto angosciante. Niente ci può ridare in nessun modo la felicità persa, ma diventa fondamentale superare al meglio certi momenti, che sono ancora più difficili degli altri. Queste occasioni ci ricordano quanto siamo stati felici, ed è tormento e sollievo nello stesso tempo. Tutto questo credo rimarrà dentro di noi per sempre, nel suo doppio significato.

Ieri non mi sono sentita di andare al cimitero, non posso, è più forte di me, l’angoscia è tanto grande che mi sembra di sentirla salire in gola ad impedirmi di respirare. Per tutto il giorno ho pensato a tutti i compleanni passati, a tutte le torte che ho fatto, le feste organizzate in casa, i vestiti che le ho comperato e tutto il resto. Credo che non si possa scampare da tutto ciò, tutti gli anni questi pensieri saranno la mia compagnia abituale, e così per ogni altra ricorrenza che avevamo in famiglia.

Adesso che è appena trascorso questo due luglio, penso già con timore al due ottobre. Come sarà? Sicuramente ancora più brutto e difficile del due luglio. Rappresenta il ricordo di un giorno orrendo per noi tutti, un’altra montagna da superare.

Ecco perché avevo pensato da subito a questo tempo simbolico di un anno: perché durante il primo anno si devono affrontare tutte queste date e avvenimenti. Mi sono detta che, se fossi riuscita a superare questi 365 giorni con tutto quello che contenevano, sarei diventata più forte e avrei potuto superare anche gli altri anni che ci aspettano in futuro.

Penso che il dolore non scomparirà mai, però sapere che hai già affrontato queste prove e ne sei uscita, anche se non del tutto indenne, consolida la tua energia e aumenta la capacità di resistenza e la stima che hai delle tue forze; quindi aumenta le forze. Esercitare la propria abilità accresce la consapevolezza e diminuisce il disorientamento che si prova; si diventa più coscienti di sé stessi e della propria energia positiva, si comprende in pieno che, non solo si deve, si può andare avanti!

Se rileggo quello che ho appena scritto mi sembra tutto molto saggio, persino troppo, sembra che io mi voglia convincere da sola. Credo sia proprio questo il motivo di tutto questo parlare; la prima persona che voglio sia d'accordo con me sono proprio io! Sto facendo opera di convincimento su me stessa, ma non sono riuscita a nascondermelo.

La mia parte razionale è ancora qui, ed è quella che meno accetta tutti questi bei discorsi; lei sente solo la sofferenza e l'angoscia e sa che tutto ciò non avrà mai fine e, soprattutto, non riesce a dare delle spiegazioni a quello che è accaduto. La nostra razionalità si rifiuta di accettare tutto quello che non si può spiegare con certezza e, quindi, ogni tanto esce e urla tutta le sue incertezze e la sua rabbia.

 

9 luglio 2002

 

Qualche giorno passato in un ambiente diverso dalla casa, in compagnia di nuovi amici, è bastato per rilassarci completamente. Anche se questi benefici avranno breve durata, sono comunque importanti per proseguire nel lavoro giornaliero. Ogni tanto bisogna staccarsi dal solito tran tran e parlare veramente con qualcuno.

E’ molto difficile parlare con gli altri, è difficile farsi ascoltare, ma non credo sia solo una questione di comunicazione: il fatto vero è che nelle compagnie numerose non c’è la tranquillità necessaria. E’ preferibile essere in numero ridotto, per avere l’occasione di scambiarsi delle confidenze, oltre ad essere in sintonia con le persone. Per affrontare certi discorsi, difficili e anche faticosi da ascoltare, per chi ti conosce da sempre, penso anche che aiuti molto il fatto di poter parlare con persone di recente conoscenza.

Questa affermazione può sembrare strana, soprattutto per chi ci conosce da tanti anni, come i vecchi amici o i parenti. Io sento, però, che il coinvolgimento emotivo di chi ci sta sempre vicino è già troppo faticoso, anche senza doversi gravare dal peso aggiuntivo del nostro dolore. Non siamo persone di facili entusiasmi, difficilmente facciamo conoscenze nuove tanto importanti da considerarle amicizie vere. I nostri amici sono gli stessi di trenta anni fa.

Sembra, perciò, strano che adesso sentiamo così forte, il bisogno di nuove conoscenze e nuove amicizie. Credo di capire il perché: dobbiamo misurarci con nuove esperienze e capire se possiamo ancora sentire affetto per qualcuno. Quindi, questa verifica è essenziale e, affinché sia accettabile, deve essere provata con nuove relazioni. So già che sono in grado di provare affetto, per parenti ed amici, persone che amavo anche prima; ho invece bisogno di sapere come reagisco con persone nuove. Ho il bisogno di verificare se il mio cuore è ancora vivo.

Ecco perché sento molto forte il rapporto che si è creato con questi nuovi amici. E perché sono tanto importanti: mi hanno fatto scoprire che posso ancora voler bene a qualcuno. Mi fanno capire che il mio cuore non è morto del tutto.

 

L’amicizia

 

Silenzi leggeri come l’aria estiva,

nessun bisogno di parole tra noi,

ti sento vicino anche quando non lo sei.

Il sole scalda le nostre anime ferite,

i nostri cuori abitano nello stesso luogo.

La natura ci segue nei nostri pensieri,

ci regala cieli splendenti e fiori colorati.

Il momento è perfetto per le confidenze,

tu sei perfetto per ascoltarmi.

 

All’inizio ho creduto che la poesia mi fosse suggerita dalle persone, invece credo mi sia stata suggerita dal sentimento e dall’emozione. Quell'emozione che, ho scoperto con gioia, sono ancora in grado di provare.

 

10 luglio 2002

 

Stanotte ho pensato a quello che sto scrivendo; tutto questo peso che porto sempre con me e che, forse presto, dividerò con altri. Nel confronto con le altre persone, credo uscirà ancora qualcosa da chiarire e da sviluppare.

Domenica Cinzia mi ha chiesto dei chiarimenti riguardo a ciò che ho scritto, sul fatto che io ho detto che nessuno ci chiede mai come stiamo. E’ vero, nessuno lo chiede e io so il perché, lo capisco, non condanno nessuno, però è un fatto certo. Per chiunque è difficile sentire che un altro soffre e, in questo caso, in cui tutti hanno la certezza che noi stiamo soffrendo sembra superfluo e stupido chiederlo. Tutti hanno paura di accentuare una sofferenza già enorme.

Io vorrei ugualmente parlarne, mi fa piacere raccontare quello che ci succede e anche parlare di Federica è per me un grande piacere, anche se dovessi piangere, anche se dovessimo piangere insieme, come abbiamo fatto con Elena, quel venerdì che ci siamo trovate a parlare di Federica e di quanto ci manchi.

So che manca anche agli altri, è naturale; quindi perché non dirmelo?

Potremmo piangere e sfogare la nostra rabbia, le nostre incertezze, il nostro dolore. Con Cinzia e Franco abbiamo parlato e a me è sfuggita qualche lacrima, niente di strano, il dolore fa parte di noi, dobbiamo accettarlo per esorcizzarlo. Fino a quando rimarrà nascosto assumerà un aspetto ancora più terribile e diventerà impossibile scavalcarlo.

Può essere faticoso avere rapporti con persone che portano con sé il peso di simili sentimenti, ma quale sollievo potrebbe essere scoprire che, pur soffrendo in questo modo atroce, si riesce a proseguire la propria esistenza! Quale conforto potrebbe rappresentare per chi ci crede tanto spenti da non avere la forza di fare ogni minima cosa, vedere che ci stiamo sforzando di camminare nel miglior modo possibile sul sentiero che è già stato disegnato per noi.

Per chi ci è stato vicino in questo periodo, dandoci tanto affetto e amicizia, abbiamo comunque rappresentato una forza e uno stimolo, come loro hanno dato a noi. L’amicizia, l’affetto, l’amore, con il loro scambio reciproco, sono veramente il motore che può fare girare il mondo. Sono molto contenta e anche un po’ meravigliata, di scoprire le persone, anche quelle che non avrei mai immaginato potessero essere così dolci e sensibili. In ogni cosa brutta se ne nasconde una bella!

 

11 luglio 2002

 

Sono molto sconvolta e arrabbiata! Le notizie ricevute dal legale dell’infortunistica, a cui ci eravamo rivolti all’inizio, non sono confortanti. Capisco bene che niente può esserlo e che nessuna notizia, per quanto buona, mi può rendere la serenità. Sentire, però, che quello che temevi si rivela esatto, contribuisce ad aumentare lo sconforto e la rabbia, che ci accompagnano nel trascorrere dei giorni. Dalle notizie ricevute, sembra che il procedimento sarà archiviato, perché non è dimostrabile la responsabilità dell’investitore. Quindi "il fatto è accaduto e non si poteva evitare"; e con questo, un’altra vita umana viene archiviata, insieme al suo fascicolo.

E ancora più desolante, è capire quanto sia frequente e "normale", tutto questo. Sapere che non accade solo a noi, mi angoscia ancora di più. Il fatto ancora più grave è sapere che le tante vite, che vengono stroncate o rovinate in un attimo, non preoccupano nessuno, se non i diretti interessati. Questo è quello che dovrebbe veramente preoccupare tutti noi e chi si occupa della nostra sicurezza.

Sottovalutare queste disgrazie e le conseguenze che hanno per le famiglie, che risultano completamente sconvolte, fino nelle loro abitudini più consuete, e subiscono tutti gli effetti di un evento così improvviso e tragico da essere altamente traumatico per la personalità di tutti, è un comportamento altamente irresponsabile ed incivile, per tutta la società.

Purtroppo credo che, per molte persone, tutto ciò sembri lontano dai propri avvenimenti giornalieri; lo sentono tanto distante, perché sconosciuto. Certe volte si tende anche a non pensarci, perché è un argomento che spaventa e provoca imbarazzo. Persino coloro, che hanno verificato e conosciuto da vicino questi eventi, possono aver difficoltà a parlarne, quindi non ci si deve meravigliare se nessuno ne parla volentieri.

Ecco un altro motivo per cui ho proseguito nella mia scrittura; non vorrei che venissero dimenticati tutti i nostri figli, fratelli, genitori, amici. Da noi non lo saranno mai, ma per qualcuno credo che ci possa essere la tendenza a sottovalutare questi avvenimenti pensando, sì, che il dolore sia insopportabile, ma che col tempo si possa liberare il cuore dalla sofferenza, soprattutto perché questi sentimenti ed emozioni non si possono conoscere, se non si ha l’esperienza diretta.

Nessuno può immaginare cosa si prova veramente, lo posso dire perché da quando è morta Beatrice, figlia di carissimi amici, mi sono posta spesso il problema della loro angoscia e sapevo che era un’esperienza tremenda, lo sentivo fin nel profondo del mio cuore. Non potevo, però, conoscere tutte le innumerevoli sfumature che compongono questa angoscia, che non ti abbandonerà mai e che ti ha cambiato completamente la vita.

Nessuno di noi sarà più lo stesso di prima. Non è possibile, non avremo mai più il cuore libero; questa tremenda angoscia diventerà una sofferenza, a tratti sopportabile, ma che non sparirà mai dalla nostra anima. Questi eventi ci cambieranno per sempre: se non nel carattere vero e proprio, nella percezione delle cose e di noi stessi. Fattore troppo spesso sottovalutato, perché non dobbiamo dimenticare che, la percezione che abbiamo della nostra individualità, diventa quello in cui crediamo; ecco che noi diventiamo quello che crediamo di essere.

Questa è una delle cause, per cui si possono subire grandi trasformazioni nel carattere e nel modo di fare: perché si crede che ciò debba accadere. Si tende anche ad incolpare questo evento, di tutto ciò che di negativo esce da noi e dalla nostra vita. Credo, invece, di comprendere che non è possibile che ciò sia completamente vero.

Ho notato spesso atteggiamenti negativi in persone che hanno subito una disgrazia. Ho anche capito che, qualche volta, erano atteggiamenti latenti; cioè comportamenti che aspettavano solo l’occasione propizia per uscire allo scoperto. Quindi, si potrà riscontrare che, una persona chiusa ed introversa accentuerà questo suo atteggiamento e sarà propensa ad attribuire all’incidente avvenuto il comportamento attuale. Certe volte è possibile anche che ci si lasci andare completamente in balìa degli avvenimenti; cioè si potrebbe non effettuare più alcun controllo sulla propria vita, lasciando procedere tutto come capita e non operando nessun tipo di scelta. Diventa facile, poi, prendere come scusa il fatto avvenuto. Sembrano tutti comportamenti generati dal dolore e dall’angoscia, ma credo che, spesso, questi comportamenti si potessero notare, in maniera meno evidente, anche prima del fatto.

Ho insistito molto, sulla mia idea che un incidente simile a quello capitato a Federica, possa sconvolgere la vita della famiglia e alterare carattere e personalità dei familiari. Credo ancora che sia vero, per certi aspetti, ma non per i caratteri fondamentali della nostra personalità.

Penso che, certe volte, sia più semplice lasciarsi andare e non fare niente, lasciando che l'accaduto abbia il sopravvento su di noi. In questo modo si finisce per perdere anche quel poco di individualità residua che ancora abbiamo; ci si arrende agli eventi.

E’ una tentazione che si prova spesso, soprattutto all’inizio; adagiarsi e lasciare scorrere il tempo, tanto la vita ci preparerà comunque prove da superare, ostacoli da saltare e, perciò, perché preoccuparsi? Tutto è già deciso, ci si presenterà davanti all'improvviso e noi ce ne dovremo occupare. Tutto questo è, in un certo senso, vero, ma credo che ci sia ancora lo spazio per esercitare il nostro libero arbitrio; quello che ci fa svoltare in una strada, piuttosto che in un’altra, oppure ci fa aprire una porta che era chiusa. Quanto ancora possiamo fare per noi stessi e, di conseguenza, per gli altri! E quanto può essere rassicurante sapere di poterlo fare!

Bisognerebbe sempre riuscire a vedere queste possibilità, che ancora abbiamo: possiamo ancora operare delle scelte, prendere delle decisioni, fare delle cose. Il problema è che pensiamo che non sia così, non riusciamo più a sentire certi stimoli vitali che prima erano dentro di noi.

 

22 luglio 2002

 

Cosa meglio della nascita di un bambino, una bellissima nipotina, per farti comprendere che la vita prosegue e che per tutti ci possono essere ancora gioia e felicità? La nascita di F. è, per tutti noi, un presagio di vita e rinnovamento, la spinta a fare del nostro meglio, sempre.

Ero molto emozionata per questa nascita; una nuova vita ci spinge sempre a fare progetti per il futuro e ci fa credere che tutto si risolverà comunque. E’ una grande ventata di ottimismo. Rivedere un neonato mi ha fatto rivivere la nascita di Federica, tutte le prime sensazioni mai dimenticate. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare non è doloroso per me, perché avevo già vissuto la crescita di mia figlia e completato il suo divenire adulta. Quindi il pensarla neonata o bambina non mi fa così male, come il ripensarla giovane ventiquattrenne che si affaccia alla vita.

Anche le foto mi causano le stesse emozioni; quelle di quando era piccola le guardo tranquillamente, con dolcezza, anzi ne abbiamo parecchie sparse in casa e non mi fanno così male come le ultime. Infatti, credo sia questo il motivo per cui non ho voluto aggiungere altre foto, oltre a quelle che già erano in una cornice, o attaccate al muro. Ho preferito appendere un suo disegno e lo guardo pensando a quanto era brava a disegnare e a come si divertiva facendolo!

E’ stata molto prodiga di suoi disegni, ne ha regalati per ogni occasione e adesso ne ho un cassetto pieno, con dediche per ogni festa o ricorrenza. Assieme ai tanti bigliettini che ci ha scritto sono un segno tangibile che è tutto vero, abbiamo veramente avuto una figlia per ventiquattro anni! Certe volte devo andare a cercare tutte queste prove per credere che sia vero! Ancora non mi convinco che sia morta davvero e che sia toccato veramente alla mia bambina! E’ impossibile, mi dico, non può essere capitato a Federica, io non posso stare senza di lei!

 

27 luglio 2002

 

Un tragitto in auto ha fornito l’occasione per una chiacchierata con Giovanni. Praticamente non avevamo più parlato, dopo i primi giorni, perché, nonostante venga spesso a trovarci, di solito ci sono anche altre persone. E si sa che, per certi discorsi, due è il numero perfetto.

Quando ho sentito che la sofferenza di Giovanni era proprio quella che immaginavo, ho provato una stretta al cuore e in gola, come una mano che mi volesse soffocare, impedendomi il respiro. Pensare una cosa e averne la conferma diventa ancora più gravoso. Ho notato che Giovanni prova gli stessi miei sentimenti e ha avuto le stesse sensazioni. Anche lui all’inizio, pur desiderando cambiare lavoro, ha avuto dei problemi ad inserirsi e risentiva della incapacità di concentrarsi come me. Ha anche avuto lo stesso mio pensiero: che Federica ci abbia inondato di bigliettini e  disegni, perché sentiva di avere poco tempo per dimostrarci tutto il suo amore e l'abbia voluto sfruttare al massimo. Essendo una persona molto viva e presente nella vita delle persone che amava, non trascurava nessuna occasione per  ricordarcelo. Questo rendeva tutto molto più bello, ma rende adesso tutto ancora più difficile

Giovanni ha anche detto che la sua vita è finita e, alle mie proteste, si è poi corretto dicendo: "Sì, avrò una famiglia, dei figli, starò bene, ma la mia vita non sarà la stessa! Non avrò quella vita!" Come dargli torto? Anche perché è esattamente quello che penso anch’io, quindi non posso contraddirlo! Sentire quello che pensa mi ha, in un certo senso, rassicurata, anche se poi ero triste per lui. Ma lo ero già anche prima, non posso fare a meno di esserlo, in ogni momento.

Sento profondamente la sofferenza di chi mi sta accanto e delle persone a cui voglio bene, ne sono sempre consapevole. Tutto ciò amplifica la mia, di sofferenza, accumulandosi, come rifiuti e sporco, che inquinano i prati del mio cuore.

 

30 luglio 2002

 

Quando supero uno scoglio, come una data particolare, un giorno che per noi rappresenta un avvenimento a cui teniamo molto, mi sento disperata eppur così forte. Superare tutti questi giorni è un pensiero fisso ed angosciante; all’inizio credi di non farcela e ti senti così impaurita da questa lista di avvenimenti che in un anno riempiono la nostra vita. Appena te ne lasci uno alle spalle, ti domandi come farai a superare il prossimo, cosa ti succederà e sei già angosciata al pensiero. Ecco perché questo primo anno lo sento così importante: devo sapere che posso veder trascorrere il tempo e gli avvenimenti e sopportarlo.

Prendere coscienza di sé stessi e delle cose che bisogna fare è il primo passo per procedere in questa nostra vita, che sembra non abbia più importanza.

Tutti i giorni sono difficili, ma ce ne sono alcuni che sembrano insormontabili. Quelli per cui inizi a preoccuparti anche un mese prima, quelli che sono sempre dentro alla tua testa e preoccupano il tuo cuore.

Ecco perché le feste diventano così brutte e perdono di significato: perché angosciano e incutono timore. Poi ci sono tutti i compleanni e le ricorrenze familiari; una volta erano tutte occasioni di gioia. Adesso sono fastidi, non si desidera altro che passino in fretta. Alla fine di questo primo anno, sarò cosciente di cosa mi devo aspettare e, forse, avrò acquisito la forza necessaria per andare incontro ai prossimi anni, con tutti i loro giorni difficili.

 

5 agosto 2002

 

Questo mese, che sembrava srotolarsi tranquillo, lasciandomi il tempo di ricordare l’altro agosto: quello del 2001, l’ultimo trascorso a casa con Federica, improvvisamente ha subito una svolta. Un avvenimento in apparenza stupido, come una grave infezione seguita da un intervento chirurgico al nostro cane, ci fa di nuovo sentire fragili ed indifesi di fronte a qualsiasi occasione, che diventa, così, fonte di angoscia.

Dopo quello che stiamo provando, dopo tutta quella angoscia, mi viene spontaneo pensare: "Cosa sarà mai? In fin dei conti è solo un cane!"

Certo, è solo un cane, ma il cane speciale a cui Federica ha voluto bene e, comunque una creatura che è stata con noi undici anni, a cui siamo profondamente affezionati. Soprattutto adesso, sarebbe un colpo ancora più duro da sopportare; proprio perché siamo già molto provati da questi mesi appena trascorsi e indeboliti, da tutte le emozioni che hanno ferito il nostro cuore.

Ho così una nuova conferma che non è vero che dopo che si ha provato una cosa così atroce, si può sopportare tutto. E’ il contrario, si fa fatica a sopportare qualsiasi piccola cosa. Giuliano e mia mamma sono già angosciati vedendo che il cane soffre e temono il peggio, e io guardo con apprensione sia al cane che a loro. Siamo esposti a qualsiasi cosa ci voglia colpire e siamo indifesi contro tutto. Naturalmente so che, invece, sopporteremo anche questa cosa e riusciremo ad uscirne, anche se con le ossa rotte come dopo un incontro di pugilato.

Certe volte non si capisce bene quello che si prova e si alternano in continuazione stati d’animo talmente opposti da farti chiedere se sei tu quella persona che un attimo è ottimista e fiduciosa nelle sue forze, e l’attimo dopo sente che sta per cedere e si ritroverà in fondo a quel buco dove è già stata e da dove sperava di essere uscita.

 

14 agosto 2002

 

Dopo tanti giorni, ho di nuovo voglia e tempo di scrivere. Un brutto periodo ci ha distolto dal nostro pensiero fisso. Dover accudire giorno e notte alla nostra cagnolina che stava male, ci ha obbligato a non pensare ad altro. A conferma del fatto che la vita ha le sue urgenze e le sue priorità. Per quanto angosciati si possa essere, può capitare una cosa urgente di cui ci si deve occupare in modo continuo, accantonando le altre cose. Poi, diventa essenziale anche occuparsi delle altre persone che ti stanno a fianco, in modo che la situazione non diventi insostenibile per tutti; ed ecco che bisogna rimboccarsi le maniche e proseguire in questo cammino, per quanto doloroso sia.

Credo che gli altri rappresentino il fulcro di questa ripresa obbligata; penso che, con la spinta che ti danno standoti attorno e interessandosi alla tua vita, possano farti capire che si deve proseguire a tutti i costi. Ma più ancora dell’interesse che ti dimostrano, può essere fondamentale quello che tu riesci a dimostrare a loro. Perché loro sono vivi, hanno bisogno di mantenere una vita normale, in cui si possa manifestare allegria e gioia, per gli eventi naturali che succedono nella vita di chiunque.

Ecco come si può riuscire ad arginare questa atroce sofferenza e fare cose normali: ascoltando altrui necessità si può riuscire a far fronte alle proprie.

In questo periodo tutto è diventato ancora più difficile. Affrontare di nuovo la morte, anche se di un animale, e vedere un altro posto vuoto, mi fa sentire come che la casa si stia svuotando di tutti i suoi occupanti. Mi fa sentire in colpa: non sono in grado neanche di occuparmi di un animale, ho lasciato morire anche il cane che Federica amava.

Mi sento veramente inadeguata e ho di nuovo delle visioni di morte. Fra pochi giorni dovremo fare un viaggio aereo per una breve vacanza e io sono molto agitata, ho paura che succeda di nuovo qualcosa di brutto.

Quando riesco a ragionare con calma, però, capisco che è di nuovo colpa della mia insicurezza, stimolata dagli ultimi avvenimenti.

 

16 agosto 2002

 

Spesso mi domando chi sono e, ancora più spesso mi domando cosa sto facendo. Tante cose hanno perso per me il loro significato e io non riesco più a darglielo. Anche quando lavoro, ogni tanto mi fermo e mi domando: "Cosa sto facendo?". Perché sto facendo questo lavoro, che non è più quello che facevo prima? Solo perché è morta Federica, ed ecco che già non mi piace; tutte queste forzature, queste scelte obbligate, non le sopporto, le odio!

Qualsiasi cosa mi sembra che non sia giusta e, soprattutto, non capisco a cosa possa servire. Anche se il lavoro mi è sempre piaciuto, ora mi sembra inutile; ho spesso l’impressione di fare una cosa che non serve a nessuno e sento che non sto andando da nessuna parte, non faccio niente di veramente importante.

Sono ancora molto confusa, non c’è più il caos dei primi mesi, però ho ancora in testa tanta confusione. Forse non scomparirà mai completamente, forse sarà sempre così. Avevo pensato di riuscire a convincermi e a capire quello che è successo, ma non ci riesco. Ancora adesso, dopo dieci mesi, mi domando: Perché? Perché Federica ha cessato di vivere? Perché proprio lei? Ma questi sono discorsi vecchi, dovrebbero essere già superati, o almeno io credevo che lo fossero.

Credo di capire che non li supererò mai completamente, forse fra vent’anni mi domanderò ancora il perché di tutto ciò. Credo che anche allora non troverò la risposta. Queste domande verranno con me in tutti i posti dove andrò, potrò fuggire anche all’altro capo del mondo, ma si infileranno sempre nella mia valigia! Ho già acquisito una certezza, posso dire di aver capito qualcosa, non è soddisfacente, ma è l’unica certezza che ho.

Non passa giorno senza che io pensi a mia figlia, posso anche dire che non passa un’ora senza che il mio pensiero vada a lei. Certi momenti, o certe occupazioni, mi impegnano la mente e per un po’ non ci penso. Poi è sufficiente un attimo di pausa nella conversazione, o un sospiro e, subito, la mia angoscia è ancora più presente.

 

2 settembre 2002

 

Un altro mese mi è scivolato tra le dita e io non me ne sono accorta. Undici mesi! Sono passati già undici mesi dalla morte di Federica e io sono ancora qui! Mi stupisco sempre più di come la vita scivoli avanti ugualmente, di come io sia finita qui. Dove esattamente non so, ma credo di esserci ancora.

Ogni giorno che passa mi trascina con sé, pur contro il mio volere. E io sono ancora disperata. Non più sotto choc, come i primi mesi: adesso mi accorgo di quanto lo ero. Di quanto lo eravamo tutti, le frasi senza senso che ho detto sono scolpite nella mia memoria, non se ne andranno più. Come il dolore, che sarà il nostro compagno di vita per sempre.

Non sarà forse così forte come all’inizio, anche se in certi momenti lo risentiremo uguale, insopportabile ed enorme, troppo difficile da comprendere e affrontare. Diventerà, con il passare del tempo, un compagno di vita, scomodo ed inevitabile, un fardello da trascinare con noi dovunque andremo. Non viaggeremo più liberi e leggeri, come prima, non sarà più possibile prendere decisioni facili, improvvise. Tutto dovrà essere ponderato, vagliato e, anche dopo avere deciso una cosa, non la vivremo più con lo stesso spirito. Forse non è vero, ma sento che, in questo momento, per me è così; qualunque cosa mi costa fatica, ho timore di avvenimenti spiacevoli, li vedo annidati in ogni cosa, li sento probabili. Pur rimanendo fondamentalmente, un’ottimista - e meno male che lo ero fin nel profondo del mio carattere! - ho dei momenti in cui mi sembra che tutto possa accadere. Ed è vero. Tutto può sempre accadere, non solo adesso! L’ho sempre saputo, ma non mi sono mai preoccupata per motivi futili. Allora perché ci penso solo ora? Perché quando rimani scottata una volta, dopo hai paura anche di usare i fiammiferi. Tutto prende un altro aspetto, vedi le cose da un’altra angolazione e vedi cose che non ti piacciono.

Penso già con timore che sta arrivando il due ottobre, veramente ci penso da quando ho superato il due luglio, che sarebbe stato il giorno del suo compleanno. Appena passato quel giorno, mi sono preoccupata del due ottobre; se mi poteva angosciare il giorno della sua nascita, cosa mi potrà procurare il giorno della sua morte? Come faremo ad arrivare al tre ottobre? Poi mi dico che è solo un giorno. Non ci potrà fare stare peggio di come già stiamo! O sì? Ancora non lo so, perché non l’ho ancora superato, ecco perché mi spaventa, non so cosa debbo aspettarmi. L’ignoto ha sempre questo potere di angosciare ed incutere timore, perché te lo immagini in tanti modi, tutti non belli e non sai esattamente cosa aspettarti. Quando poi superi quello che sembrava insuperabile, credi di poter riuscire a superare anche il resto, tutte le altre prove che ti aspettano nel futuro.

 

4 settembre 2002

 

Sono preoccupata. Come al solito in questi giorni, non riesco a pensare ad altro che al calendario e a tutti i numeri che ci sono segnati sopra. Numeri che hanno cambiato significato e che incutono timore e altri numeri, di altre giornate,  che non so più come definire. Questo inizio di autunno porterà qualcosa di nuovo e sono già agitata per queste nuove prove che dovremo affrontare, che dovrò affrontare. Tutte queste date che incombono sul calendario e sulla nostra vita. Dappertutto si sente parlare dell’undici settembre, ogni Telegiornale lo nomina e mi ricorda la sciagura, di poco precedente alla morte di Federica, poi tremo al pensiero di dover affrontare il due ottobre ... come farò a sopportare questo giorno che incombe e si avvicina a grandi passi? Poi mi dico che sarà un giorno come gli altri, cosa mi potrà succedere che non mi sia già accaduto?

Niente! Non potrà essere peggio di quel due ottobre! Nessun giorno potrà essere più brutto di quello. Oppure sì?

Questa incertezza, il non sapere cosa debbo aspettarmi mi preoccupa e ingigantisce la mia preoccupazione. Come al solito l’attesa di un evento è peggio della realtà. Ed io non riesco a pensare ad altro.

  Continua

 

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