«Noi siamo
morti, voi siate prudenti»
Sicurezza stradale Campagna shock
Cavalli: grazie per la «straordinaria generosità». Parolini: guardiamo
al 2010
di Ivano
Rebustini
Alessandro e Nicola, Fabio e Luca, Flora e Roberto ci guardano dal
finestrino dell’autobus. Indossano felpe e t-shirt, quasi tutti hanno
il gel sui capelli. Qualcuno ci sorride, qualcun altro sembra guardare
lontano. Il più vecchio, si fa per dire, ha 32 anni; il più giovane
solo 15, gli altri 17 e 19, 22 e ancora 17. Come i loro coetanei, sono
belli e pieni di vita, ma anche di pensieri; carichi di speranze e al
tempo stesso preoccupati per qualcosa che non sappiamo. Ci guardano
dall’autobus, però senza vederci. Perché questi ragazzi sono tutti
morti.
È la campagna shock che l’Amministrazione provinciale ha varato, in
collaborazione con l’Associazione italiana familiari e vittime della
strada, per sensibilizzare i giovani bresciani (e non solo loro, quanti
adulti ne avrebbero, ne hanno altrettanto bisogno...) sui rischi che si
corrono e i comportamenti che si dovrebbero tenere al volante di
un’automobile o in sella a una moto. Da oggi, su 550 bus in servizio
tra città e provincia (duecento di Brescia Trasporti, 350 di Saia e
Sia) tabelloni e locandine ci ricorderanno l’entusiasmo e gli interessi
di Alessandro e Nicola, Fabio e Luca, Flora e Roberto, ma anche i loro
corpi straziati, il dolore dei familiari e degli amici, gli incubi e i
rimorsi di chi - per distrazione, leggerezza o fatalità - ha avuto una
parte nella loro morte.
Nella sala riunioni della Provincia di piazza Tebaldo Brusato, insieme
al presidente e all’assessore ai Lavori pubblici del Broletto, Alberto
Cavalli e Mauro Parolini, a presentare la campagna c’è un uomo che ha
molto sofferto, ma proprio per questo si sta adoperando perché altri
non soffrano la sua stessa pena. Si chiama Roberto Merli, vive a San
Vigilio di Concesio ed è il responsabile della sede bresciana
dell’Associazione familiari e vittime della strada. Alessandro, 15 anni
mai compiuti, era suo figlio, «un bel ragazzo alto 1,80 con due grandi
passioni, il calcio e la moto da cross», lo ha ricordato il padre su
Internet: «Quanto alla moto, la sua passione è potuta durare solo sei
mesi: è uscito un sabato sera verso le 19.30 per raggiungere gli amici
all’oratorio e gli ho detto come sempre “attenzione”, senza sapere che
erano le ultime parole che avrei potuto rivolgergli».
Due ore dopo - & #232; l’8 gennaio del 2000 - Alessandro giace senza
vita su un letto del primo centro di rianimazione del Civile: «Un’auto
non gli ha dato la precedenza, l’ha urtato e gli ha fatto finire la
corsa contro un muro, provocandone la morte». L’identico, inaccettabile
destino di Flora Frascio, che ha 17 anni quando una Fiat Uno con a
bordo cinque ragazzi si scontra con un’altra vettura. Insieme a Flora
muore l’amica Luisa: che terribile vigilia di Pasqua, la Pasqua del
’94, per Fenili Belasi, la frazione di Capriano del Colle. Come mai il
padre Piergiorgio, undici anni dopo, ha accettato che la foto di sua
figlia - tutti gli anni l’«Abba», la sua scuola, le dedica una gara di
atletica - finisse sulla fiancata di un autobus? «Perché non voglio che
altri passino quello che ho passato io, perchè i ragazzi devono
convincersi che la vita è bella e non la si può buttare via», risponde.
E rammenta la grande passione di Flora per la danza: «L’ho applaudita
al teatro Grande».
Diciassette anni aveva anche Luca Goffi di Prevalle, uno dei più attivi
nella parrocchia di San Michele: collaborava con il centro multimediale
«Paolo VI» e allenava una squadra di calcio. Diciannove, invece, Nicola
Zamboni di Cazzago San Martino; un paio in più Fabio Bravin di Sale
Marasino e trentadue Roberto Pedretti di Monticelli Brusati, che il 21
agosto di tre anni fa è passato dalla vetta dell’Adamello raggiunta con
gli amici al fatale impatto con l’asfalto della Sebina orientale. Il
presidente Cavalli ha messo l’accento sulla «straordinaria generosità»
di madri e padri che, dopo aver pianto tutte le lacrime che potevano
piangere, hanno gettato sale sulle ferite offrendo le immagini dei
propri figli.
Dopo i ragazzi-fotomodelli utilizzati dal Broletto per altre campagne
«forti», ecco i ragazzi-vittime della strada perché la strada faccia
sempre meno vittime. «Siamo impegnati a far sì che nel 2010, come vuole
la direttiva europea, i morti rispetto al 2000 siano la metà», ha
ricordato l’assessore Parolini, ringraziando per la disponibilità a
ospitare i manifesti della campagna - costata al Broletto 14.550 euro -
Saia e Sia, che non hanno voluto un soldo, e Brescia Trasporti, che ha
praticato un forte sconto sulle tariffe della pubblicità. Alessandro e
Nicola, Fabio e Luca, Flora e Roberto oggi tornano a guardarci: non è
proprio il caso di voltarsi dall’altra parte.
ivano.rebustini@bresciaoggi.it
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