Silvio Taranto, 41 anni, Cosenza, 6.10.1958 – 5.7.2000


   
“La morte è una legge non una punizione” scriveva Seneca ma ci sono delle morti, oggi, che se non sono delle punizioni hanno quantomeno un terribile sapore di beffa, di tiri mancini giocati da una sorte vigliacca. E quella di Silvio è una di queste.
    Se n’è andato in un giorno di luglio mentre un mare d’olio e il caldo afoso che lui tanto amava lo stavano aspettando. E lo aspettava la sua famiglia, riunita per le vacanze. Aspettava un amico il padre, un ragazzino da coccolare la madre; aspettavano un compagno giocoso e complice nei divertimenti i nipotini e la sorella. E lo aspettava anche il destino cieco, distratto e insolente che si è portato via un meraviglioso Peter Pan, un amico sincero, un compagno insostituibile, un uomo straordinario per le scelte di vita fatte e tante volte pagate di prima persona.
    E’ dura fare i conti con un presente ed un futuro che si era immaginato in compagnia eletta e ci si ritrova a vivere da soli. E’ dura pensare che proprio lui, così tranquillo e prudente alla guida, sia rimasto vittima di quel mostro che va diventando la strada, e con essa la fretta, la distrazione e l’inosservanza delle leggi. Sono state infinite le volte in cui, vedendo quei ragazzini correre e camminare su una ruota o fare manovre azzardate, riusciva a prevedere in anticipo le mosse e scansarle. Infinite le volte in cui, muovendosi per mete anche vicine, assaporava il viaggio e bonariamente scherniva gli "untorelli", come lui li chiamava, che avevano fretta di divorare la strada. Infinite le volte in cui - da solo o con altri colleghi - dalle colonne di “Calabria motori” (il giornale da lui fondato) aveva chiosato avvenimenti di cronaca, situazioni, costumi correnti, con sagacia, a volte con un pizzico di cinismo ed un altissimo senso di responsabilità unito ad un’apertura mentale straordinaria, che lo facevano sparare a zero, senza mezzi termini, sulla stupidità dilagante, sulle istituzioni distratte, sulla civiltà (?) dei consumi obbediente soltanto al profitto. Se non è una beffa questa! ….
    Ma è una realtà del nostro tempo, quella delle morti sulla strada. Ed è per questo che chi rimane ha l’obbligo morale della memoria, il dovere fondamentale di costringere a ricordare. Una persona che scompare vive sempre nei ricordi di chi l’ha conosciuta e di chi le ha voluto bene ma ci sono persone che hanno bisogno di vivere nella memoria e nella consapevolezza di tutti, per poter dire basta, per tentare di arginare la stupidità e per evitare che di un problema se ne prenda coscienza quando si è inevitabilmente passati dalla parte dei patiti.
    L’angoscia mortale che ci prende pensando a Silvio, a quello che avrà provato in quel tragico istante, il dolore per la sua allegria e il suo entusiasmo scomparsi per sempre, il senso tragico e pauroso di vuoto che avvertiamo con la sua assenza non vorremmo fossero sperimentati da altri …

Adele, la sua compagna        

    

associazione italiana familiari e vittime della strada