associazione italiana familiari e vittime della strada - onlus

INTRODUZIONE AL SECONDO VOLUME

Volume 2
Dicembre 2000

           Ciascuna delle foto riportate in questo secondo opuscolo dedicato alle vittime della strada rappresenta un amore lacerato; l'insieme è intollerabile per chi riesce a capire che quei sorrisi e quegli sguardi, e gli interessi e le speranze che li animavano, erano vivi davvero, e davvero hanno smesso brutalmente di esistere.
           Eppure questo, venticinque, è il numero di morti che le strada italiane "producono" ogni giorno: 9000 morti l'anno (è la stima dell'istituto superiore d
i Sanità per il 1998) fanno appunto, secondo u calcolo orribile quanto il suo risultato, un morto ogni ora.
           Ciò significa che mentre scrivo queste righe, e mentre le leggete, uno di quei sorrisi si spegne sull'asfalto, o in un'ambulanza, o in un reparto di rianimazione; e che questo accadrà ancora ogni ora di ogni giorno e per ogni settimana e ogni mese di questo 2000 nel quale nulla, in concreto, sembra cambiare.
          Si tratta, potete vederlo, di bambini, di adolescenti, di giovani e di anziani; una folla immensa, decine e decine di migliaia nel corso di una generazione; e per tutti la fine è giunta di colpo; e tutti sono stati ugualmente uccisi non da una fatalità ineluttabile ma proprio dalla mancanza di disciplina, di regole, di controlli.
          C'è dunque una specificità della strage stradale che va al di là del dolore dei superstiti, uguale per ogni perdita, e che sta nella sua spaventosa ampiezza, nella drammaticità del suo verificarsi d'improvviso, nella sua imputabilità a scelte precise di chi ha il potere e il dovere di impedirla.
          Ed è proprio la "diversità" di questa strage rispetto alle altre morti - almeno quanto il suo essere tremendamente uguale per ciascuno di noi - che ci unisce, ci dà forza, ci spinge a ripetere "basta" a voce sempre più alta.
         Non che si debba pensare solo a questo: la vita, per chi può, è sopratutto futuro, e serenità e gioia; ma proprio perché sia questo, deve essere anche memoria: noi quel sorriso lo abbiamo perso, agli altri vorremmo continuasse a scaldare in cuore.

 Marcella Castellini*           
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*presidente dell’Associazione nel 2000

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